Appelli umanitari e pelose carità

Aylan 1

Social Europe lancia un appello per i rifugiati:

Europeans unite to uphold human rights and human dignity.
Tens of thousands of refugees are trying to reach the safe haven of Europe – too many have died, have been mistreated by authorities and exploited by people smugglers!
It is time for Europe to take decisive action, allowing refugees to enter the EU legally.
As immediate measures we call upon EU authorities and Member States to establish a special ferry service from the Turkish cities on the Aegean Sea to Greece and a direct special train service from Thessaloniki in Greece to Northern Europe.
70 years after the end of WWII Europe has to take decisive action to avoid another human tragedy.

(Gli europei si uniscono per sostenere i diritti umani e l’umana dignità. Decine di migliaia di rifugiati stanno cercando di raggiungere un porto sicuro in Europa – troppi sono morti, troppi sono stati maltrattati dalle autorità e sfruttati dai trafficanti! È tempo che l’Europa adotti misure decisive che permettano ai rifugiati di entrare nell’Unione europea legalmente. Come misura immediata chiediamo alle autorità europee e agli Stati membri di stabilire uno speciale servizio di traghetto dalle città turche sull’Egeo alla Grecia, e uno speciale treno diretto da Salonicco in Grecia al Nord Europa. Settant’anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Europa deve intraprendere un’azione decisiva per evitare un’altra tragedia umana).

Segue una lista di primi firmatari e l’invito a sostenere l’appello: If you want to support this open letter please leave a comment below at the bottom of this page. We will send this information to the relevant EU institutions ahead of the meeting that will discuss the European refugee crisis. Thank you very much for your support!
(Se volete appoggiare questa lettera aperta lasciate un commento in calce alla pagina. Spediremo queste informazioni alle competenti istituzioni europee in vista della riunione  che discuterà della crisi europea dei  rifugiati).

Ci ho riflettuto, poi ho deciso di lasciare il seguente commento.

I’m sorry, I DO NOT support the petion.
Let’s not forget that the first way to uphold human rights and human dignity is immediately stopping “humanitarian wars” in Middle East and wherever. Western powers must stop supporting Saudi monarchy, whose financing ISIS militias is well known, and stop their imperialist policies.
As a teenager Syrian refugee said: “We don’t want abandon our country; stop war there and we’ll go back immediately”.
Any humanitarian appeal that does not begin from this awareness produces only interested charity, just good to clean up our consciences.
Therefore, I consider that this petition is a little bit too hypocrit in its generalness. This is why I will not support it.

(Mi spiace, ma NON appoggerò la petizione. Non dobbiamo dimenticare che il primo modo per sostenere i diritti umani e l’umana dignità è fermare immediatamente le “guerre umanitarie” in Medio Oriente e altrove. Le potenze occidentali devono smettere di supportare la monarchia saudita, i cui finanziamenti alle milizie ISIS sono ben conosciuti, e finirla con le loro strategia imperialiste. Come ha detto un adolescente siriano: “Noi non vogliamo lasciare il nostro paese. Fermate la guerra e vi faremo ritorno immediatamente”. Qualunque appello umanitario che non parta da questa consapevolezza è il frutto di una carità pelosa che serve solo a lavare le nostre coscienze. Pertanto, considero questa petizione un po’ troppo ipocrita nella sua genericità, e questa è la ragione per cui non l’appoggio).

Il commento non è stato pubblicato. Pazienza.

E a proposito di carità pelose e sentimenti umanitari à la carte, merita una citazione con premio il grottesco appello di Isaac Herzog, leader del partito laburista israeliano, che rivolgendosi a Netanyahu, ha avuto il cinismo, o l’insipienza,  di affermare: “GliCarità pelose ebrei non possono restare indifferenti  mentre centinaia di migliaia di profughi cercano un rifugio sicuro […] Non possiamo chiudere il nostro cuore e le nostre porte a gente che fugge dalle persecuzioni con i propri bambini fra le braccia”. Visto che l’appello era diretto al primo ministro di Israele, il termine “ebrei” va più correttamente ricondotto a “israeliani”, cioè cittadini di una nazione che ha fatto dell’appartheid il fondante della propria politica, e dello sgombero forzato dei goyim la base giuridica della propria espansione territoriale.

La presa di coscienza dell’Occidente davanti a un problema che esiste da anni è a dir poco straordinaria nella sua repentinità.
Cittadini europei si sono radunati spontaneamente (?) alle stazioni di Monaco e Vienna per accogliere centinaia di profughi con applausi e festeggiamenti, riservando loro una passerella trionfale che ha sancito il miracolo di una conversione umanitaria collettiva.
Chi non credesse nei miracoli, tuttavia, può sempre ipotizzare più mondane origini di manipolazione mediatica. La foto del corpicino di Aylan sulla spiaggia di Bodrun è assurta oggi a icona di una tragedia generale, eppure la tragedia che si rappresenta sul teatro medio-orientale è in scena ormai da diverse stagioni. In rete esistono fin dall’inizio migliaia di immagini di corpicini atrocemente dilaniati che i media hanno ignorato, pur avendo identico o forse maggiore impatto emotivo.

Per esempio, quella del suo coetaneo Raed Mohamed Sari, ucciso a Gaza un anno fa da un aereo israeliano mentre giocava sulla spiaggia: nell’immagine, il piccolo Raed giace con il viso nella sabbia, proprio come Aylan. È vero che in questo caso l’effetto è guastato dai capelli scomposti, dalla crosta di sabbia che lo insudicia e dalla bizzarra divaricazione delle membra, simile a quella di una marionetta abbandonata; tale da provocare in chi guarda – più che un’estetica pietà – un moto di raccapriccio.
Aylan, inutile negarlo, ci rassomiglia di più. (Del resto, a proposito di estetica, una foto che  circola in rete  sembrerebbe suggerire che il corpicino di Aylan sia stato spostato dal vero luogo di ritrovamento e ricomposto opportunamente altrove in una posizione più fotogenica). Aylan 2
Sempre per esempio, è di queste ore la notizia che la madre del piccolo Alì, bruciato vivo un mese fa nel rogo appiccato da estremisti delle colonie israeliane in Cisgiordania, è deceduta all’ospedale di Tel Aviv dove stavano tentando di salvarla dalle ustioni subite. Il padre era morto quattro giorni dopo il rogo.

La foto bruciacchiata della famigliola o quella di Raed, non avendo goduto di identica diffusione mediatica, non hanno potuto coagulare lo stesso livello di generale reattività verso un altro annoso problema, quello dei territori palestinesi occupati.
Peccato, perché anche lì sta un tassello fondamentale del dramma medio-orientale.

Bimbo palestinese morto in rogo

Come non si stanca di ripetere Marcello Foa nel suo “Gli Stregoni della Notizia“, l’emotività collettiva è quasi sempre il prodotto di campagne ben orchestrate. Basta che una o due testate di rilievo diano il via e tutte le altre si accodano, per paura di “bucare la notizia”, senza nemmeno bisogno di una regia globale.
Altrimenti non si spiegherebbe come sia possibile che certe questioni rimangano latenti nella coscienza comune per anni, esplodano poi d’improvviso per il tempo necessario (a chi e per che cosa?) e tornino infine – irrisolte il più delle volte – nella dimenticanza.
Il problema è capire perché una data questione venga fatta esplodere in quel dato modo e in quel dato momento.
Gli indomiti Hollande e Cameron, forti dell’esperienza dei loro eserciti nella liberazione della Libia, il giorno dopo la marea emotiva che ha investito l’Europa annunciano azioni militari in Siria: ufficialmente contro l’ISIS, un’organizzazione che senza l’appoggio finanziario e logistico di alcuni Stati della regione, fedeli alleati degli occidentali, non durerebbe una settimana. Ma evidentemente è troppo difficile individuare tali Stati e bloccarne l’attività di supporto…

Essere sempre vigili alla lunga è faticoso, perché presuppone un costante cinismo critico che davanti a certi eventi ripugna esercitare. Eppure, a mio avviso fortunatamente, c’è sempre qualche volenteroso che si interroga [1].
Non è detto che le risposte siano quelle giuste, ma le domande sì.

 §

[1] ad esempio:
Thierry Meissan
Maurizio Blondet
Orizzonte 48
Orizzonte degli Eventi
Enzo Pennetta
Marcello Foa

Informazioni su Mauro Poggi

Fotodilettante Viaggiamatore
Questa voce è stata pubblicata in Società e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

18 risposte a Appelli umanitari e pelose carità

  1. Caro Poggi, completamente d’accordo con la tua presa di posizione.
    Seguo Socialeurope da un po’. Se si fa un whois del dominio socialeurope.eu, si scopre che il registrant è nascosto. Non si sa di chi sia il dominio. Sul sito si trova solo che è pubblicato in UK. Hanno qualcosa da nascondere? Qualcuno sa chi c’è dietro?

  2. Mauro Poggi ha detto:

    Caro Leprechaun, per citare la conclusione del mio post: non è detto che le risposte siano giuste, ma le domande sì 🙂 Grazie per il commento.

  3. Gabriella Giudici ha detto:

    Grazie per questa esposizione Mauro, la più completa e condivisibile che abbia letto su questi temi. Viene voglia di prendere appunti. Un abbraccio.

  4. tramedipensieri ha detto:

    Condivido pienamente!!

  5. aldoricci ha detto:

    pezzo esiziale che sono in procinto di ribloggare…

  6. Sendivogius ha detto:

    Sono pubblicazioni come questa, impeccabile e incalzante in ogni sua riga, che mi confermano come il web sia disseminato di perle per chi le vuol cercare, con spazi di approfondimento preziosi come il tuo.
    Grazie Mauro!

    • Mauro Poggi ha detto:

      Grazie a te. In effetti questo post, come più o meno tutti i precedenti, cerca di trasmettere un riassunto delle numerose informazioni messe a disposizione dalla rete. È proprio grazie all’impareggiabile vantaggio della condivisione che il web, invece che passivo contenitore, diventa luogo attivo di confronto, verifica e demistificazione; come non possono essere gli altri strumenti di comunicazione mediatica.
      In pratica, e spero che questo non sia solo illusione, il nucleo di un’intelligenza collettiva in espansione che i media ufficiali, a dispetto della loro potenza pervasiva, riescono a ostacolare con sempre maggiore difficoltà.
      Auguriamoci che sia così e che così continui…

  7. Pingback: Vista la fotografia? | bondenocom

Lascia un commento