Su Il Sole 24 Ore un desolante editoriale di Sergio Fabbrini, professore ahimè di Scienze politiche alla Luiss.
Per un verso stigmatizza (giustamente) il velleitarismo della classe politica nostrana quando, soprattutto in clima elettorale, finge di ignorare le condizioni di subordinazione politica ed economica a cui siamo assoggettati; dall’altro, anziché rilevare l’incompatibilità di tale vincolo con il nostro ordinamento costituzionale, invita ad accettarlo in modo esplicito e definitivo, ovvero – secondo l’espressione che usa, di sapore vagamente orwelliano – interiorizzarlo fisiologicamente.
[…] I politici italiani continuano a pensare come se fossero all’ interno di uno stato sovrano indipendente.
[…] Le scelte nazionali debbono fisiologicamente interiorizzare le logiche dell’appartenenza ai regimi di politiche pubbliche interdipendenti. Quelle logiche consistono sia in vincoli che in opportunità. È impossibile stare in quei regimi, ad esempio, con un debito pubblico come il nostro. Invece di una discussione introversa e ideologica, tutti i partiti dovrebbe confrontarsi con quel vincolo. E cioè, come ha detto Mario Draghi l’altro ieri a Francoforte, che occorre mettere in ordine le nostre case fiscali ora che la ripresa procede, ma senza aspettare che la crescita riduca gradualmente il debito.
Agli innumerevoli Fabbrini di questo paese, ricordo che l’articolo 1 della Costituzione ancora recita, al primo capoverso: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”; e al secondo: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Per renderlo quindi più coerente con il processo di fisiologica interiorizzazione auspicato, suggerirei un paio di modifiche da apportare al più presto:
A parte i commercialisti, c’è ancora qualcuno che legge Il Sole 24 ore?
Mah! Qualche mese fa sembrava in procinto di chiudere…
Ma per quanto riguarda in particolare Sergio Fabbrini,quello che allarma è il suo incarico di professore alla Luiss: magari come editorialista sul Sole no, ma come professore universitario le possibilità di far danni le ha eccome.
Un burrito messicano… una peperonata… il cenone di natale… va “fisiologicamente interiorizzato”, digerito, ed una volta metabolizzato espulso. Di queste stronXXXate (sit venia verbo!) sono pieni i giornali. Ed infatti non li compra più nessuno, a partire dal giornaletto fallito di Confindustria che campa degli abbonamenti sottoscritti dalle aziende, dove fa brutta figura nelle salette d’aspetto. Poi certo restano i professorini che pontificano nelle università fighettine a pagamento e al massimo vengono assunti come consulenti economici a contratto dal partito renziano.
Sono pupazzi caricati a molla che ripetono dai 10 anni sempre lo stesso mantra e che parlano ad altri pupazzi. Sempre di meno per fortuna.
… ma sempre troppi, purtroppo.