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Yanis Varoufakis è un economista greco che attualmente insegna negli Stati Uniti. Le sue analisi sulle ragioni della crisi europea, per quanto ho potuto capire leggendo gli interessanti post del suo blog, mi trovano sostanzialmente d’accordo. Anche se non parla dei problemi legati all’adozione della moneta unica in un’area valutaria non ottimale, qual è quella europea – o perlomeno non negli articoli che ho potuto leggere, egli è consapevole dei limiti del progetto europeo e delle lacune strutturali che lo rendono fragile (in uno dei suoi più recenti post leggo: “The Cyprus debacle is the homage that denial of the systematic nature of the euro crisis pays to a systemic crisis” – [il disastro di Cipro è lo scotto che la negazione della crisi sistemica dell’euro paga a una crisi sistemica], un po’ contorto ma inequivocabile).
Tuttavia, Varoufakis commette il solito errore, comune a molti, di confondere poi la realtà con le aspirazioni: alla diagnosi corretta fa seguire le ricette velleitarie riassumibili nel solito mantra del “più Europa”. Le raccomandazioni, in sé pregevoli, che lo accompagnano (Federazione europea, BCE come prestatore di ultima istanza ecc) hanno la consistenza dei pii desideri, in un contesto che le rende politicamente inapplicabili stante l’unico orizzonte temporale che questa disastrosa situazione ci concede, quello di medio-breve termine.
Curiosamente egli ne è consapevole, anche se non vuole trarne le logiche conseguenze: in un’intervista pubblicata da Affari Italiani, e riportata dal blog Verso un Mondo Nuovo di Stefano Fait, dichiara:
“La Germania, prima di accettare un’integrazione economica, vuole una unione politica. Finché la crisi non verrà arrestata non ci saranno unioni politiche, perché per crearle serve molto tempo. E noi non abbiamo tempo. Dobbiamo fermare la crisi il prima possibile in modo da avere la possibilità di un’unione politica. Se continuiamo così non uniremo altro che cenere“.
Riassumendo: per uscire dalla crisi occorre l’integrazione economica, che presuppone un’unione politica che non potrà avvenire prima di essere usciti dalla crisi; in ogni caso serve molto tempo e noi non ne abbiamo.
Davvero un loop infernale, un inaggirabile Comma 22.
In un altro articolo sul suo blog arriva addirittura a sostenere che l’Europa ha bisogno di una Germania egemone. Un auspicio che, vista la miopia e l’egocentrismo che i tedeschi hanno dimostrato finora, lascia quantomeno perplessi.
Devo dire però che la visione fideistica dell’Unione monetaria europea non gli impedisce di essere obiettivamente e duramente critico nelle sue analisi, che sono in genere, a mio avviso, molto più valide delle sue ricette.
Ho in corso la traduzione del suo ultimo impietoso post sulla crisi cipriota, che spero pubblicare a breve.
Oggi però segnalo la riflessione che segue, un piccolo quiz che Varoufakis ha scritto un paio di giorni prima che la crisi cipriota esplodesse (mettendo a nudo, oltreché l’insipienza, anche l’atteggiamento autoritario e prevaricatore degli euroburocrati); dove si vede che le perplessità di Varoufakis non sono riferite solo all’architettura economica della UE, ma anche alla governance democratica di tutto il sistema.
Perplessità che ovviamente condivido in pieno.
Perturbazioni in arrivo…
Yanis Varoufakis – Per non scordare: le radici dimenticate della deriva dell’autoritarismo europeo.
L’Europa è lacerata da uno scontro titanico fra:
a) un’insopprimibile rabbia popolare contro le misantropiche politiche di austerità
b) l’ostinato impegno delle nostre élites a perseguire politiche di austerità ancora maggiori.
L’esito di questo scontro è difficilmente prevedibile, eccetto che le probabilità non sembrano propendere verso una soluzione positiva. In attesa può essere utile un … breve quiz. Per cui, cari lettori, vorreste gentilmente leggere le seguenti dieci citazioni e cercare di indovinare chi le ha pronunciate o scritte?
1) Al di sopra e al di là del concetto dello stato-nazione, l’idea di una nuova comunità trasformerà lo spazio che ci è stato dato dalla storia in un nuovo reame dello spirito… La nuova Europa della solidarietà e della cooperazione fra tutte le popolazioni, un’Europa senza disoccupazione, senza crisi monetarie… troverà fondamenta sicure e una rapida, crescente prosperità quando le barriere economiche nazionali saranno rimosse.
2) Occorre essere prontamente disposti, in certi casi, a subordinare i propri interessi a quelli della Comunità europea.
3) La soluzione dei problemi economici… con l’obiettivo finale di un’unica dogana e un libero mercato europeo, un sistema di compensazione finanziario e un cambio stabile in Europa che precorra una moneta unica europea.
4) I risultati di un eccessivo nazionalismo e di smembramenti territoriali sono nell’esperienza di tutti. L’unica speranza di pace è in un processo che da una parte rispetti l’inalienabile, fondamentale patrimonio di ogni nazione ma, dall’altra, lo moderi e lo subordini a una politica continentale… Un’unione europea non potrebbe essere soggetta alle variazioni delle politiche locali caratteristiche dei regimi liberali.
5) Una nuova Europa: questo è il punto e il compito che ci aspetta. Non significa che Italiani e tedeschi e tutte le altre nazioni della famiglia europea debbano cambiare le loro caratteristiche e diventare irriconoscibili a loro stesse o le une alle altre, da un giorno o da un anno all’altro. Sarà una nuova Europa grazie a un nuovo ispirato e determinante principio che sorgerà da tutti questi popoli… Il problema della gerarchia fra gli stati non si porrà più. Quantomeno nella sua forma abituale, una volta tagliata la testa del drago: ossia, la nozione di stato sovrano. Inoltre, ciò non dovrà avvenire subito, ma potrà essere essere conseguito indirettamente, per esempio creando istituzioni sovranazionali che si occupino dei temi di interesse comune (tassi di cambio, comunicazioni, commercio estero…).
6) [Qui cito da un documento politico che raccomandava la necessità di] … progredire verso una confederazione europea basata sulla libera cooperazione tra nazioni indipendenti [che culmini in un’Europa unitaria] su basi federali. Tutto ciò che serve è che esse siano leali membri della comunità europea e che collaborino con buona volontà ai suoi obiettivi… Essendo obiettivi della cooperazione europea la promozione della pace, della sicurezza e del benessere di tutti i suoi popoli.
7) Dobbiamo creare un’Europa che non sprechi il proprio sangue e la propria forza in conflitti distruttivi, ma formi una compatta unità. In questo modo essa diventerà più ricca, più forte e più civile, e recupererà il suo antico rango nel mondo. Tensioni nazionali e grette gelosie perderanno ogni significato in un’Europa liberamente organizzata su basi federali. Lo sviluppo politico del mondo passa inevitabilmente attraverso formazione di più vaste sfere politiche ed economiche.
8) Non è molto intelligente immaginare che in una casa affollata come quella europea, una comunità di popoli possa mantenere ancora a lungo sistemi legali differenti e differenti concetti di legge.
9) Dal mio punto di vista, il concetto nazionale di libertà deve essere in armonia con le realtà odierne e con le semplici questioni di efficienza e scopo… Agli stati europei è solo richiesto di essere sinceri ed entusiasti membri dell’Europa.
10) Il popolo europeo va comprendendo sempre di più che le grandi questioni che ci dividono, se paragonate a quelle che emergeranno e che saranno risolte fra continenti, non sono altro che banali faide famigliari… Entro cinquant’anni gli europei non penseranno più in termini di nazioni separate.
Bene, ora che avete letto le citazioni, potete dare un’occhiata alla lista dei loro autori qui sotto…
Non vorrei essere frainteso, permettetemi di affermare categoricamente quale non è lo scopo di questo elenco: con esso non voglio sostenere che l’Unione Europea creata dopo la seconda guerra mondiale è fondata su principi nazi-fascisti. E non voglio insinuare che la Germania odierna presenta affinità con quella di Hitler (altrimenti non auspicherei un’egemonia tedesca).
No, la ragione è che noi europei abbiamo l’obbligo morale di scacciare l’illusione che il concetto di Unione Europea, all’interno della quale i nazionalismi e gli stati nazione devono gradualmente dissolversi, sia un progetto da intendersi come l’esatto opposto a quello elaborato dagli autocratici, razzisti, inumani guerrafondai saliti al potere a seguito della crisi del primo dopoguerra.
Come dimostrano le citazioni (e per quanto insinceri possano essere stati i loro autori), la nozione di confederazione o addirittura federazione non è, in sé stessa, incompatibile con ciò che i nazisti avevano in mente. La lezione da trarre non è che l’Unione Europea è antidemocratica per natura, ma – invece – che non è incompatibile con il totalitarismo, e quindi che l’attuale deficit democratico che cresce ad ogni giro di vite dell’austerità è un cattivo presagio per i democratici europei.
In breve, un gran numero di mali può nascondersi dietro il velo ideologico di un’integrazione europea calata dall’alto, specie se portata avanti nel mezzo (e persino per mezzo) di una brutale recessione asimmetrica. Così scrivo oggi questo post come un europeo che vuole immaginare l’Europa come la nostra casa comune, ma che teme che questa Europa stia scivolando verso un insostenibile autoritarismo che trasformi la nostra casa comune in un campo di concentramento condiviso.
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[1] Arthus Seyss-Inquart, Minister of Security and the Interior in the post-Anschluss Nazi government, 1938, and later Prefect of Occuppied Holland – here he is addressing his Dutch subjects
[2] Walther Funk, Finince Minister in Hitler’s government, 1942.
[3] Memorandum of the Reich Chancellery), 9 July 1940, signed by Hermann Göring
[4] Alberto de Stefani, Finance Minister in Mussolini’s government, 1941
[5] Camillo Pellizi, editor of Civilita Fascista, in an article entiled ‘The Idea of Europe’
[6] Cicile von Renthe-Fink, Nazi official holding the diplomatic rank of minister of state, 1943.
[7] Vidkun Quisling, Norwegian Nazi Collaborator, ‘Prime Minister’ of Occupied Norway, 1942
[8] Adolph Hitler, addressing the Reichstag, 1936
[9] Joseph Goebbels, 1940
[10] Joseph Goebbels, 1942
Mi fa piacere che divulghi il pensiero di Yanis, che non è solo un grande economista, è anche un grande intellettuale.
Se mi posso permettere, il titolo integrale era “le radici dimenticate della DERIVA autoritaria europea”. Senza “slide” (slittamento) il lettore potrebbe equivocare e pensare che Varoufakis lo consideri un processo ineluttabile, mentre lui stesso è molto attivo in Germania nell’opera di costruzione di un’alternativa di sinistra al merkelismo ed alla tirannia della Bundesbank sulla base di un programma che è velleitario solo se Italia e Francia non si uniranno per affrontare la Germania. Grillo è l’unico, vero ostacolo, in questo momento.
BERSANI: “Sono pronto a dire che l’Italia è disponibile a rinforzare ancora di più il controllo reciproco sulla finanza pubblica. Ma in cambio, la Germania deve riconoscere che si deve trovare delle vie per rilanciare gli investimenti e l’impiego nella zona euro. Bisogna anche riconoscere che non siamo stati all’altezza della noStra moneta e che si sono creati degli squilibri. Bisogna individuare degli strumenti nazionali coordinati oppure europei per creare lavoro. Perchè il rigore è una condizione necessaria, ma non è un obiettivo. Tra le soluzioni che proporrei, si possono emettere degli euro-bonds per gli investimenti selettivi decisi a livello europeo, dei project bonds…., possiamo gestire una parte del debito attraverso un “fondo di redenzione”. L’essenziale è che i cittadini europei vedano che l’Europa si occupa di lavoro, in caso contrario il sogno europeo crollerà per forza” (28 gennaio 2013).
HOLLANDE: “François Hollande va in guerra contro l’euro forte”, titola Les Echos all’indomani del discorso del presidente francese sul futuro dell’Europa davanti al Parlamento europeo. Secondo il quotidiano Hollande ha chiesto un cambiamento di rotta per l’eurozona (in modo che l’euro forte non penalizzi la competitività), più integrazione e solidarietà e la creazione di un budget dedicato esclusivamente all’eurozona. Una visione che contrasta con quella dei britannici, che vogliono un’Europa su misura, e dei tedeschi, che difendono l’idea di una “Europa a due velocità” che separi i “buoni” dai “cattivi” (6 febbraio 2013).
Grazie Stefano, provvedo alla rettifica.
Agghiacciante, Mauro, davvero agghiacciante…
Fondamentalmente per uscire dalla crisi serve buon senso. Senza sposare teorie complottiste nè lasciandosi andare a un lassismo innato…
Le citazioni naziste vengono da qui:
John Laughland, The tainted source : the undemocratic origins of the European idea, London : Little, Brown, 1997
Qui invece potete trovare argomentazioni assolutamente identiche (europeiste) formulate da partigiani anti-nazisti:
Trevor C Salmon, William Nicoll, “Building European Union : a documentary history and analysis”, Manchester: Manchester University Press, 1997.