La candida Merkel e la Neo-democrazia

Angela Merkel, commentando i risultati in Francia, dice che accoglierà a braccia aperte Hollande, poiché considera fondamentale  la collaborazione franco-tedesca. Tuttavia il patto di stabilità  non si tocca, tiene a precisare.

“Non si può – chiosa con ammirevole candore – cambiare politica ad ogni elezione, di qualunque paese si tratti”.

E noi che eravamo convinto che si andasse a votare o per confermare una politica vigente o per cambiarla. Nella neo-democrazia europea invece è ammessa solo la prima opzione, la seconda è stata abolita per essersi dimostrata un inutile impaccio.

Perché sono sempre i sudditi gli ultimi a sapere le cose?

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Angela_Merkel

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5 risposte a La candida Merkel e la Neo-democrazia

  1. grandebeltazor ha detto:

    Reblogged this on Verso un Mondo Nuovo and commented:
    Molta gente non riesce ad ammettere con se stessa che chi governa gli stati europei in questa fase disprezza la democrazia. Ho già ripetuto molte volte che sospetto che la causa sia l’angelismo, ossia la proiezione dell’attaccamento a figure paterne e materne ideali sui leader politici, per sopprimere il terribile sospetto che non siano persone buone. Si preferisce credere che siano disoneste e corrotte, egoiste e meschine ma si rimuove la possibilità che siano animate da pessime intenzioni nei confronti dei governati.
    Storicamente, questo auto-inganno ha portato alla rovina milioni di persone, incapaci di valutare oggettivamente le azioni dei politici e più propensi a prendere per buone le loro parole.
    In questo caso le parole sono peraltro inequivocabili. Il disastro economico e la volontà degli elettori inglesi, greci, italiani e francesi non contano nulla agli occhi della Merkel, ex agit-prop del regime comunista della Germania dell’Est.

  2. Mauro Poggi ha detto:

    Anch’io penso che quel fenomeno psicologico che tu chiami “angelismo” spieghi, almeno in parte, incapacità della gente a dare giudizi oggettivi su coloro che sono al potere. L’aura che circonda costoro, e la deferenza di cui sono oggetto, in effetti, richiamano molto quel sentimento di indiscutibilità (sacralità) che ispira la figura del padre nell’individuo nella fase pre-adolescenziale. Con la differenza che questa a un certa punto viene superata, mentre per quanto riguarda potere e potenti è come se restassimo fanciulli per tutta la vita.
    Non contribuiscono certo all’auspicabile processo di maturazione i media, i quali anzi collaborano con la loro piaggeria a mantenerci in uno stato di sudditanza psicologica. Non so se oggi qualcuno fra i nostri giornalisti farà notare l’incongruità delle affermazioni della tèutone Angela, certamente non lo ha fatto ieri quello che presentava il servizio a Rai News 24.

  3. redpoz ha detto:

    Ho un approccio leggermente diverso al problema, dettato senza dubbio dalla mia formazione giuridica.
    Infatti, uno dei capisaldi del diritto internazionale (ovvero, del diritto che regola prettamente le relazioni fra Stati) è che gli accordi sottoscritti rimangono in vigore e non possono essere unilateralmente modificati col cambio di governo.
    “Unilateralmente”: un pò come in un contratto, si può chiedere od esigere una modifica, ma servirà sempre il consenso di controparte.
    Quindi, l’affermazione della Merkel in diritto internazionale non fa una piega. Almeno a livello formale.
    Questo non ci deve impedire, però, di constatare l’inequivocabile significato del voto in democrazia: quello di indicare nuove esigenze e nuove direzioni dell’azione politica. Dunque, il voto francese esige un cambiamento.
    (e, in realtà, stimo come coerenza quella di un politico che non cambia idea come banderuola ad ogni elezione)
    Neanche la Merkel può negare questo.
    Provando a coordinare le due cose, ne consegue che Hollande dovrà portare la Merkel nuovamente al tavolo delle trattative, dove pur mantenendo dei punti fermi qualcosa andrà rivisto. Magari non i principi, ma sicuramente alcuni dettagli.
    Il resto è tattica.

    • Mauro Poggi ha detto:

      Hai ragione, Red, dal punto di vista del diritto internazionale non fa una piega.
      Ho l’impressione però che dovrebbe ormai essere una forzatura parlare di diritto internazionale a proposito di trattati comunitari europei. I quali, peraltro, sono stati stipulati seguendo procedure opache (mancanza di informazione) e assai poco democratiche. La mia impressione e il mio cruccio è che noi, cittadini europei, stiamo cedendo quote di sovranità nazionale senza ricevere in cambio nessuna sostanziale quota di sovranità europea, secondo un processo che la crisi ha accelerato spaventosamente (a questo punto in genere non manco mai di consigliare la lettura di “Schock Economy” della Klein).
      In questo contesto, l’espressione della Merkel mi sembra riferita meno a questioni di diritto e più a questioni di insofferenza verso istanze democraticamente espresse, considerate fastidiosamente “terze” e non pertinenti. Un po’ come quando Papandreu ebbe la malaugurata idea di pensare che forse era il caso di sottoporre a referendum il pacchetto di sacrifici che l’ Europa chiedeva alla Grecia.
      Non a caso ho usato nell’ultima frase del post il termine “sudditi” anziché “cittadini”.

  4. grandebeltazor ha detto:

    sarebbe bello che gli accordi fossero vincolanti, ma non mi pare che Francia e Germania siano mai state particolarmente ligie. è possibile che l’unico accordo che possa reggere sia quello che, se violato, infastidirebbe l’opinione pubblica. Tutti gli altri mi sembra che siano carta straccia, dal punto di vista delle potenze maggiori. Con altri statisti, persone di coscienza e buona volontà, le cose andrebbero diversamente, ma lealtà ed onore mi sembrano agli ultimi posti nella scala delle priorità di questi personaggi.

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