Gli squilibrati e la democrazia

Mario Seminerio, in questo breve post su Phastidio.net, commenta le Economic Surveys  sull’Unione Europea presentata dall’Ocse. Dopo aver analizzato le raccomandazioni del documento, conclude con un desolato: “…L’unica spiegazione possibile è che l’Europa e la gestione della sua economia sono finiti in mano ad un gruppo di squilibrati.”

Seminerio non è un sovversivo. E’ un bocconiano, economista, di posizioni mi pare moderate, più liberista che keynesiano. La sua voce si aggiunge al coro sempre più imponente degli economisti di entrambe le sponde atlantiche che contestano la politica economica Europea ritenuta ostinatamente demenziale.

Il problema è che questo “gruppo di squilibrati” non è mai stato regolarmente eletto. Si tratta di tecnocrati auto-referenziali (o etero-referenziali, se li si considera come espressione di gruppi di potere), e in quanto tali non è possibile liberarcene con i normali metodi democratici. Non ci sono prossime elezioni grazie alle quali potremo cacciarli: sono lì per grazia divina, e in virtù di un potere che non abbiamo mai conferito loro continueranno a imporci sacrifici sempre maggiori con ricette sempre più recessive (cfr Grecia, Portogallo a breve).

A questo punto, fra chi pensa come unica spiegazione possibile che siano un gruppo di squilibrati, e chi ha il sospetto che in realtà sia gente che opera lucidamente per un fine inconfessato, mi chiedo: chi è che sta peccando di ingenuità?

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16 risposte a Gli squilibrati e la democrazia

  1. bortocal ha detto:

    non sono del tutto convinto delle tesi di phastidio, che del resto si ascoltano tutti i giorni piovere da ogni parte, tanto che sono arrivato a chiedermi, a fronte degli USA di Obama che rilancano il debito pubblico, se la politica economica europea di controllo del debito non sia dovuta, alla fine, ad un deficit di europeismo, cioè al fatto che ogni paese ha paura di dover finanziare il debito degli altri membri dell’Unione.

    gli inviti a rilanciare l’economia si sprecano, ma peccano a mio parere di astrattezza: per rilanciare l’economia, biosgna rilanciare le esportazioni, l’illusione che una crisi strutturale si possa risolvere solo con strumenti monetari è tipica degli economisti.

    per rilanciare nel loro insieme i prodotti europei bisogna mettere nel conto un drastico ridimensionamento dei livelli salariali e uindi (spero io) del tenore globale di vita delle nostre società, dato che devono essere i ricchi a subire i tagli più importanti.

    tutto il resto è una manfrina neppure troppo interessante, in fondo, sui tempi e sui modi per arrivarci.

    ciao.

    • redpoz ha detto:

      L’alternativa è aumentare i salari altrove: quello che da anni USA e UE chiedono di fare alla Cina, specie tramite la creazione di un welfare.
      Ovviamente questo non è molto credibile nell’immediato.
      Il problema allora è che i tagli attuali si concentrano solo sulla classe media (e bassa: ma delle “classi” basse non parla più nessuno), i quali subiscono le limitazioni maggiori del potere d’acquisto aggravando così la crisi.
      Grecia docet.
      Fondamentale sarebbe, come scrivi, intervenire sui redditi più alti e (aggiungo io) prevedere servizi basilari che garantiscano il reddito dei ceti medi (asili, scuole, trasporti, sanità).
      Purtroppo vediamo che sta avvenendo l’esatto contrario….

      • bortocal ha detto:

        trovo un po’ difficile seguire i commenti nel “tema” di questo blog, e quindi mi era sfuggito il tuo, da cui il mio commento un po’ fuori posto.

        nei miei due viaggi in Cina (Pechino e zona di Shanghai) ho ricavato l’impressione che esista un ricco ceto medio benestante (puoi vedere i miei ultimi video su You Tube sulla città di Hunag Zhou, una media città di 5 milioni di abitanti per vedere questa immagine di città benestanti dotate di notevole benessere).

        i salari cinesi del resto sono bassi solo all’estero, in virtù del tasso artificialmente basso del cambio, che porta ad un costo della vita pari alla metà del nostro, ad un livello di servizi paragonabile se non superiore.

        la cosa è benefica per un padre che contribuisce a mantenere una figlia laggiù, ma dal punto di vista macroeconomico la Cina ha sviluppato una politica di dumping, che ora nessuno è in grado di contrastare, dato che con questa stessa politica ha accumulato i crediti che ora, forniti a noi, ci tengono per il collo.

  2. Pingback: Gli squilibrati e la democrazia- Rivistaeuropea

  3. icittadiniprimaditutto ha detto:

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  4. Mauro Poggi ha detto:

    @ Redpoz:
    A proposito di aumento salari in Cina, c’è oggi un interessante articolo su Repubblica: parla delle aziende cinesi che stanno delocalizzando in Vietnam (o in Africa, o in America Latina), dove la mano d’opera è più a buon mercato…
    @ Bortocal:
    Il rilancio delle esportazioni non sarebbe male, se solo si sapesse come. C’è in atto uno spaventoso credit crunch, ma nessuno – governo ed Europa tutta – pare darsene pena. La BCE ha mollato alle banche, senza condizioni, 1 trilione di euro, tasso 1%, eppure continua l’agonia degli imprenditori che non ricevono un centesimo se non a tassi altissimi. Nel frattempo le aziende muoiono per asfissia.
    Fortunatamente si risolverà tutto con l’approvazione del nuovo articolo 18.

    • bortocal ha detto:

      ah ah; Mauro, grazie dell’ironia: c’è bisogno di qualche sorriso di questi tempi…

      il fatto è che siamo d’accordo: la crisi non si risolve nè con un nuovo art. 18 né con strumenti solamente monetari.

      occorre una radicale ristrutturazione del debito pubblico che restituisca allo stato capacità di investimenti pubblici, e questo è possibile solo con un prestito forzoso a interesse zero a carico dei benestanti (a parer mio).

      ti pare che qualcuno proponga qualcosa di simile? per l’ennesima volta abbiamo una sinistra che va ad accapigliarsi sulle sfumature interpretative della bozza Fornero ed è priva di qualunque proposta politica davvero alternativa.

    • redpoz ha detto:

      guarda, non voglio autocelebrarmi, ma 5-6 anni fa quando ero ancora uno studente del liceo azzardai una previsione simile: delocalizzazione della Cina verso l’Africa….
      vogliamo azzardare il passo successivo?

  5. Mauro Poggi ha detto:

    @ Bortocal: “Occorre una radicale ristrutturazione del debito pubblico che restituisca allo stato capacità di investimenti pubblici, e questo è possibile solo con un prestito forzoso a interesse zero a carico dei benestanti…”
    Quoto 100%. 🙂
    @ Redpoz: Azzardare il passo successivo? Vediamo… forse una delocalizzazione nell’Eurosud, dove nel frattempo la mano d’opera sarà diventata la più a buon mercato del pianeta? 🙂

  6. redpoz ha detto:

    @ bortocal: Mauro mi faceva giustamente notare che la Cina sta GIA’ DELOCALIZZANDO in Vietnam ed Africa…

    @ Mauro: esattamente!!!
    ed in questo dovremmo considerare anche tutta l’influenza dei fenomeni migratori….

    • bortocal ha detto:

      la delocalizzazione più significativa della Cina resta comunque quella di decine di milioni di contadini delle zone povere che si spostano verso le zone urbane ricche

  7. bortocal ha detto:

    @ redpoz, qui per fine coda commenti di sopra.

    certo: quel che trovo sommamente irritante nel modo occidentale di commentare le cose cinesi è che se ne parla come se la Cina fosse un’Italia o una Gernania qualsiasi, e invece è 20 volte tanto, ed è grande il doppio dell’Europa, se si esclude la Russia. che tanto europea in fondo non è, e ogni loro provicnia corrisponde a un grande stato europeo.

    le dimensioni dei problemi della Cina sono tali che il fatto stesso che, con lo spirito di disciplina che li contraddistingue e che in quel contesto è essenziale, i cinesi riescano a risolvere i problemi e a gestirli ha francamente del miracoloso, e noi dovremmo avere sempre questo rispetto profondo per una realtà così complessa.

    a volte sembra che la Cina sia sul punto di crollare per cause diverse, però da sessant’anni a questa parte supera ogni crisi, ed è nostro interesse che sia così, perché oggi un crollo della Cina o una sua crisi profonda sarebbero il crollo del mondo intero quasi più che un crollo degli USA.

  8. Pingback: Governo Monti o Italia: chi cadrà per primo? (pssst…i governi tecnici hanno le gambe corte, come le bugie) « Verso un Mondo Nuovo

  9. Joan A. Martin ha detto:

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